Una domenica afosa. Pensieri da allontanare e contatto con
la natura da riprendere. Un uomo e una donna si mettono in strada presto.
Sereni, forse. Ognuno con i suoi fantasmi, ma convinti che i dolci e sinuosi
pendii potranno arrecare del bene.
Velocemente si cerca di lasciare la strada principale per
immergersi sin da subito fra la roccia e l’altitudine. Si parte con una musica,
ma non appena il verde diventa il colore predominante decidono di adeguarsi al
paesaggio e optano per le note visionarie dei Sigur Ròs. Suoni dilatati, che
abbracciano tutto ciò che l’occhio può catturare.
Il dialogo tra i due segue lo stesso processo di
dilatazione, un linguaggio comune, la voglia di farsi pervadere dalle emozioni,
fianco a fianco.
Ed ecco che arrivati a destinazione si abbandona la
macchina, si calzano gli scarponi e si parte per raggiungere un piccolo
paradiso, custodito da gente che con coraggio, dedica la vita all’accoglienza
dei viandanti.
Lei ha paura di non farcela, i suoi polmoni il suo limite,
ma confida nella sua volontà, nella pace che lui le infonde e sa che non la lascerà sola. Un atto
di fiducia a due mandate.
Una salita, l’intero percorso. Sassi, sole, caldo e respiro
corto, ma si parte. Si naviga in acque sante, questa valle e la sua potenza, la
sua storia, regalano energie e volontà inimmaginabili.
Lei è indisciplinata vuole avere un passo che i suoi polmoni
non riescono a sostenere, lui la guarda, la scruta e con tutta la delicatezza
le fa capire che il passo deve essere breve, corto, adeguato, e che tutto andrà
bene.
Rabbia, sconforto, paura che cresce, fino ad arrivare alla
focalizzazione dell’obiettivo: la vetta. Un paesaggio, un casale e delle
persone vecchie e nuove che ripagheranno lo sforzo.
Il caldo amplifica gli odori: della polvere, dei fiori,
dell’erba. E i rumori: volatili di ogni natura, api, mosche, farfalle che si
posano a grappoli sui fili odorosi viola della lavanda.
Sudore,
la salivazione che scarseggia. Gocce che imperlano il volto. La vetta e la
guida. Una voce mi richiama dall’alto. Ora ne sento due: una sulla terra che aiuta le
mie gambe e il respiro e una dal cielo che aiuta la volontà.
Lui
è profumato Scentbar 110, l’odore del
bosco, delle foglie umide, lei quasi sembra chiudere gli occhi e si abbandona
alla scia, è lui ed il suo odore, la tengono agganciata.
Lei
sente in lontananza note di finocchietto selvatico ed ecco subito alla mente Tutti Matti per Colorno di Hilde Soliani:
fieno, dente di leone. La natura la sta avvolgendo in tutte le sue forme e le
sta tendendo una corda, un pensiero consapevole ed una leggera gioia che
attende l’esplosione quando lui, il bosco le dice: - 100 metri e siamo arrivati
! -.
Il
suo cuore lacrima, i suoi occhi accennano. Tutto è adrenalina. Tutto è
ossigeno. Come farà lei a dire a lui quanta vita le ha permesso di sentire ?
quanto questo momento diventerà storia nella sua memoria ? quante volte potrà
ripensare a questo cammino per andare oltre ?
Grazie
a lui, al suo odore, ai sentieri polverosi, al caldo, al verde e ai miei
polmoni.
GRAZIE
!